“Un’idea funziona già su un post-it”
cit. protetta da privacy
Questa è stata la prima vera regola, affidatami all’inizio del mio percorso. Era un consiglio d’oro, ma in quel momento la vivevo come una limitazione: con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione, perché limitarsi a un tratto di penna?
Ecco quello che ho imparato
Quel tratto mi ha insegnato che un’idea è prima di tutto un contenuto, qualcosa da raccontare, la protagonista della nostra storia. Non la copertina.
Il primo passo verso l’illuminazione è quindi distinguere il COSA dal COME: il primo non ha mai bisogno del secondo per prendere forma e farsi capire.
Al contrario: la momentanea assenza del COME ci permette di essere molto più lucidi nel valutare i nostri COSA, non ci facciamo abbagliare da effetti speciali e colori sgargianti e possiamo concentrarci sulle domande giuste:
- Riusciamo a centrare il nostro tema?
- Lo affrontiamo in modo nuovo?
- Oltre al cuore, ci sono le gambe per andare lontano?
E come spesso accade, avremo bisogno di affettare i nostri COSA, ridurli ai loro ingredienti, per poi rimontarli in modi alternativi, diversi, magari decontestualizzandoli, cambiando l’ordine degli addendi per trovare la loro migliore prospettiva.
E così, quel tratto che sembrava una limitazione, nella sua onesta immediatezza diventa il nostro alleato migliore. Con così tante opzioni da indagare alla ricerca della risposta migliore, non lascia spazio a scuse o distrazioni: un’idea funziona o no.
Semplicemente.
Fonte Immagini di copertina di Kelly Sikkema su Unsplash
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