È inevitabile che questi ultimi due anni siano rimasti impressi in maniera indelebile nella nostra mente dal momento che hanno modificato forse in modo irreversibile le nostre vite, le nostre abitudini e le nostre prospettive.
Proprio ora che il momento più drammatico sembra essere definitivamente passato, è interessante voltarsi e provare a trarre qualche conclusione su quanto il Covid abbia impattato sulle nostre quotidianità; per farlo, ho elaborato dei dati sulla popolarità di specifiche keyword di ricerca su Google. Ognuna ha raccontato qualcosa, che sia un aspetto isolato che tutti o quasi abbiamo vissuto in lockdown o una nuova routine entrata permanentemente nelle nostre vite.
Due note prima di iniziare:
- Ho utilizzato Google Trends con keyword italiane e ho analizzato le ricerche in Italia. Utile ricordare – anche se temo non sia necessario farlo – che il primo focolaio di Covid-19 emerse ufficialmente il 21 Febbraio 2020, mentre il primo lockdown nazionale fu stabilito un paio di settimane più tardi, il 9 Marzo.
- Come potreste sapere, Google Trends fornisce l’interesse generato da una o più keyword in uno specifico arco temporale. L’interesse è rappresentato da un indice che va da 0 a 100.
In primis è stato esaminato il trend delle singole keyword identificando crescite o cadute nell’interesse in corrispondenza dello scoppio della pandemia. In seguito, sono state considerate più keywords contemporaneamente comparandone la popolarità.
- Fitness in casa
Lo scoppio della pandemia non ha trasformato le persone solamente in affermati virologi ma anche – temporaneamente – in body builder professionisti, guru dello yoga o atleti mezzo fondisti.
Ricordo benissimo le prime settimane di lockdown, dove tra un “andrà tutto bene” e l’altro, spuntavano come funghi video di allenamenti dentro le mura domestiche.
Ora: capivo e capisco perfettamente il disagio di quelle persone che erano abituate ad allenarsi quotidianamente: essere relegate in casa di punto in bianco ha intralciato la loro tabella di allenamento e quindi si è reso necessario inventarsi un piano di scorta. Quello che non avrei mai potuto immaginare è che anche i più pigri tra i miei conoscenti avrebbero iniziato a fare sport durante il lockdown.
In sostanza, a giudicare dal numero di runner decuplicatosi nelle prime settimane di lockdown, moltissime persone si sono imposte come nuovo obiettivo primario quello di allenarsi per una maratona. In realtà è palese che questo sia successo perché correre (nelle vicinanze della propria abitazione) era una delle poche attività per le quali era concesso uscire di casa. L’inaspettata comparsa di tutti questi aspiranti Bekele ha sollevato rabbia e indignazione nei confronti dei runner, dal momento che i contagi si stavano moltiplicando velocemente e solamente le grandi priorità erano socialmente accettate come una valida motivazione per uscire di casa.
In qualità di runner dell’epoca pre-covid, ero piuttosto indispettito nel venire accusato (non personalmente ma come membro di una comunità) di poca responsabilità civile. Allo stesso tempo capivo perfettamente che il mio bisogno di uscire di casa per un paio di ore per allenarmi non era da considerare prioritario rispetto allo stesso bisogno che stavano maturando i podisti nuovi di zecca.
Comunque, polemiche a parte, lo sport in casa ha indubbiamente subito un’impennata in quei mesi. Secondo un istituto di ricerca italiano (Sport e Salute) più di un italiano su tre ha intensificato la sua frequenza di allenamento rispetto a prima della pandemia.
Interessante però come Marzo 2020 abbia rappresentato un picco isolato: con il graduale alleggerimento delle misure di lockdown e distanziamento sociale, la maggior parte degli “occasionali” è venuta alla luce, tornando alle vecchie abitudini.
2. Smart working
A differenza del trend del fitness in casa, lo smart working è entrato permanentemente nella nostra nuova routine. Questo si riflette anche nella coda di interesse che fa seguito al picco di Marzo 2020. L’agognato equilibrio tra vita privata e lavorativa non è mai stato così a portata di mano, e dopo diversi mesi di lavoro obbligatoriamente da remoto, molti professionisti non hanno alcuna intenzione di ritornare a quello che ormai appare come un medievale 5/5 in ufficio.
Secondo un’indagine di Wall Street Italia, la percentuale di professionisti che lavora da casa è passata, nel 2020 per via del Covid, dal 3% al 34%. La sfida ad oggi sembra quella di preservare la flessibilità appena conquistata ma pare che diverse aziende, specialmente tech, abbiano già percepito l’importanza del tema per i propri dipendenti. Parliamoci chiaro: alla fine basta un computer e una connessione internet, non è così?
3. Google Meet e Microsoft Teams
Uno dei benefici maggiori che ho raccolto in questo periodo di lavoro da remoto coincide con la netta diminuzione del tempo che ho passato in meeting di lavoro poco efficienti. Mi spiego meglio: non nego che spesso abbia guardato con nostalgia alle vecchie riunioni faccia a faccia, che mi sia mancato il momento di brainstorming tutti assieme in una sala. Tuttavia, ho imparato ad apprezzare sempre di più le ormai celebri “call” per una serie di ragioni sotto elencate:
- La possibilità di staccarsi quando non si è più necessari, risparmiando del tempo prezioso per altre attività. Certo, non c’era bisogno di una pandemia per farlo, ma riuscite a vedere la differenza tra l’alzarsi all’improvviso durante una riunione ed andarsene, rispetto al semplice uscire da una call? Io sì
- Lavorare a schermo condiviso durante una chiamata è estremamente efficiente. Perfino più di Google Drive
- Sono piuttosto scarso nell’organizzazione del mio carico di lavoro. Grazie alle call da remoto ho la possibilità di partecipare ad un meeting e di proseguire con altri task, leggere mail, in attesa che tocchi a me parlare. Certo, non è stupendo, ma fa risparmiare tempo. E lo facciamo tutti.
Comunque, a prescindere dall’opinione che si può avere sui meeting da remoto, siamo stati tutti obbligati a farne centinaia negli ultimi due anni. E a meno che non lavoriate con Americani o non siate insegnanti di yoga, è probabile che non abbiate usato Zoom ma Google Meet o Microsoft Teams.
La diffusione delle due piattaforme è cresciuta vertiginosamente dal momento in cui esse si sono ritrovate a ricoprire il cruciale ruolo di unico ponte in grado di connetterci con chi eravamo abituati a vedere di persona fino al giorno prima. Nelle settimane successive al primo lockdown italiano, Microsoft ha registrato un aumento del 775% nel numero mensile di utenti di Teams. Dopo il primo trimestre del 2020, Google ha dichiarato che il servizio di Meet stava crescendo al ritmo di 3 milioni di utenti nuovi al giorno.
4. Pizza in casa
“Prendetevi tutto ma non la mia pizza”. Il tuo ristorante di fiducia è chiuso per via del distanziamento sociale? Non c’è problema, prendiamo gli ingredienti e cuciniamo la pizza in casa. Perché quando minacciano un lockdown nazionale e c’è la corsa ai supermercati, il carrello medio si riempie di farina e pummarola. Esiste una reazione più italiana di questa?
5. Chitarra
Chi non ha mai iniziato l’anno con una bella dose di buoni propositi? Una cosa tipo: “dal 1° Gennaio inizio a fare sport tutti i giorni, mi metto a dieta, smetto di fumare”.
Apparentemente, tra le buone intenzioni più popolari c’è quella di imparare a suonare la chitarra. Infatti, considerando la keyword “chitarra” sono facilmente individuabili dei picchi di interesse ciclici in corrispondenza di ogni Dicembre degli ultimi 5 anni.
Tuttavia, il Covid ha fatto irruzione in questo loop così come lo ha fatto nelle nostre vite: d’improvviso e di prepotenza; Marzo 2020 è il periodo in cui c’è stato il più alto interesse per le ricerche legate al tema chitarra. D’altronde, è vero che il lockdown pare aver concesso ad ognuno di noi la possibilità di riprendere vecchie abitudini o di scoprire nuove passioni. I momenti extra lavorativi, piatti e monotoni, andavano riempiti in qualche modo e molte persone hanno pensato di (ri)cominciare a suonare uno strumento. Per esempio, si consideri che tra Febbraio e Marzo 2020 il termine di ricerca “corso di chitarra gratis” ha registrato una crescita del +700%. È come se l’improvvisa disponibilità di un sacco di tempo libero e la contestuale assenza di attività col quale riempirlo, abbia fornito a tutti la possibilità di rispolverare qualche sogno represso nel celebre cassetto.
Dopo tutto, come recita un detto cinese: “il miglior momento per piantare un albero è 20 anni fa. Il secondo miglior momento è adesso”. Forse quello di cui avevamo bisogno era, appunto, solo un momento.
6. Calo dei voli
Sicuramente questo trend non sorprenderà nessuno; tra le molte cose a cui abbiamo dovuto rinunciare, viaggiare è stata sicuramente una tra le più dolorose. Così come è stato doloroso per chi opera nell’industria del turismo, forse la più duramente colpita dalla pandemia; in particolare, il settore delle compagnie aeree è stato drammaticamente ridimensionato: si è calcolato che in Italia, tra Marzo 2020 e Giugno 2021, 1.2 milioni di voli siano stati cancellati e che il numero medio di voli al giorno sia crollato del 67% rispetto al 2019. Nessuno si è salvato, nemmeno le compagnie più in salute (Ryanair: perdita di 197 milioni di euro e -80% di passeggeri nella prima metà del 2020; prima perdita nella storia della compagnia Irlandese). L’apparente ripresa nell’estate 2020 è stata velocemente spazzata via dal ritorno dell’incubo tra Ottobre e Novembre 2020, quando la seconda ondata di contagi ha inveito sul Paese.
Ovviamente riconosco che un termine di ricerca legato ad una singola compagnia aerea non possa essere totalmente rappresentativo dell’andamento dell’intero mercato, ma dal momento che il calo è senza dubbio causato dai decreti e dalle politiche di restrizione che hanno colpito indistintamente tutto il settore del turismo, ho considerato una sola compagnia in qualità di esempio e in favore della chiarezza del grafico.
Non è sicuramente una coincidenza che a partire da Aprile 2021, in corrispondenza dell’accelerata imposta alla campagna vaccinale in Italia, la popolarità delle ricerche legate a Ryanair sia cresciuta e si sia mantenuta stabile su livelli sì più indietro rispetto al pre-covid, ma che almeno profumano di una ripresa credibile rispetto al buco nero Marzo ‘20 – Marzo ’21.
Un altro aspetto molto interessante è la differenza dei trend di ricerca di una compagnia aerea (ancora Ryanair) e di un sito di hotel (booking.com). L’andamento è spesso allineato ad eccezione dell’estate 2020 quando Booking ha fatto registrare il consueto aumento stagionale di popolarità mentre Ryanair è rimasta, come visto, piuttosto ingolfata. Questa differenza è dovuta al fatto che l’emergenza sanitaria ha impattato anche sull’avversione al rischio delle persone: molti non si sono fidati a passere le vacanze all’estero bensì all’interno dei confini nazionali, facendo così lievitare la popolarità di booking ma non dei voli.
Dalla giusta prospettiva
Trovo incredibile come Google Trends sia in grado di fotografare in maniera chiara ed immediata un contesto con al suo interno molte sfaccettature come eventi esogeni, reazioni sociali, l’andamento del tempo e così via.
Tuttavia, sono consapevole che fino ad ora non ho menzionato un altro aspetto importante: i rapporti di forza tra le diverse keyword; ciò che è stato rappresentato è semplicemente la popolarità di un argomento lungo un asse temporale, non in relazione ad altre tematiche, cosa che invece è presente qui sotto:
Guardare alla popolarità di una keyword come “Ryanair” nel periodo pre-pandemico mi distrugge di nostalgia. Inoltre, è piuttosto triste notare come l’area blu sia stata sostituita da quella verde in quei maledetti mesi che non ci sarà concesso dimenticare.
Perla finale: io credo che sia cruciale imparare a guardare le cose dalla giusta prospettiva. Sempre, come regola di vita, e soprattutto quando consideriamo i dati.
Come detto all’inizio, ho deciso di concentrarmi sullo scenario Italiano poiché conoscevo meglio il corso degli eventi e il contesto sociale. Perciò, quest’ultimo grafico è fondamentale per rimettere le cose nel giusto ordine.
Prima le priorità.
A CURA DI FRANCESCO GILIBERTI
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