Esiste un modo per raccogliere feedback dopo un evento che non implichi l’invio di una survey? Abbiamo risposto così: con una dataviz da costruire a cento mani – due metri e quaranta per due – e un gomitolo di lana. |
Settembre 2021: 98 persone, 4 pasti da preparare in autogestione. Un evento che più che un Team Building è stata una follia. Ve lo abbiamo raccontato qui e abbiamo sottolineato l’importanza che ha per noi il valore del Gruppo. È cardine delle attività che svolgiamo nel contesto della nostra quotidianità lavorativa dinamica ma allo stesso modo dei momenti più liberi e spensierati che passiamo insieme. È stato senza dubbio fulcro delle due giornate in cui ci siamo trovati a dover provare a noi stessi che il self-management – che con forza e determinazione abbiamo abbracciato in termini di organizzazione aziendale – poteva contaminare anche i nostri momenti extra-lavoro, dal cucinare quasi cento coperti al preparare uno sketch teatrale.
Crediamo nel potere che ha la condivisione del feedback trasparente e assertivo: per questo motivo parlare di come fosse andata è stato doveroso e imprescindibile. Che non ci piacciano le cose normali è chiaro ormai da molto tempo; per questo motivo ci sono bastati cinque minuti per capire che in questo caso l’invio di una survey non poteva essere la soluzione ideale. Volevamo sì comprendere quali fossero i pareri dei presenti, ma soprattutto creare – all’interno del tempo che ci eravamo dedicati – un momento per fermarci e diventare attori consapevoli di quello scambio che tanto speravamo avvenisse, ma che si è rivelato essere ancora più spontaneo di quanto immaginassimo.
Foto di Emiliano Ferrari
Un telo due metri e quaranta per due, quattro domande, qualche chiodo e un filo di lana.
Il tutto a costruire quello che poi concretamente non è altro che un mix tra un Alluvial Diagram e un Parallel Coordinates: modelli visivi con cui siamo soliti interagire a schermo, ma che non potevamo (e non volevamo) riproporre digitalmente, considerato l’incredibile contesto naturale che ci circondava.
L’abbiamo visto crescere di minuto in minuto: a turno, infatti, ognuno di noi ha tracciato con un sottile filo di lana rossa un percorso a tracciare quelli che erano pareri, aspettative ed emozioni in merito a quanto appena vissuto. È stato incoraggiante notare come il momento in sé abbia generato un dibattito in modo naturale: le persone non sono state chiamate a esprimere un parere in maniera discorsiva, è semplicemente successo.
E così il gesto è diventato visualizzazione che, a sua volta, è diventata dialogo, scambio, condivisione.
Foto di Emiliano Ferrari
Ecco il risultato finale: la rappresentazione di un dato tangibile che parla di noi; un’immagine che si slega dalla sua analiticità e diventa concretezza. Esiste perché esistiamo noi e perché è esistito il nostro tempo insieme, racconta un’umanità che si può, letteralmente, toccare con mano.
Cosa abbiamo imparato da questa esperienza?
- Che essere un po’ folli ripaga in sorrisi e soddisfazione.
- Che ciò che appare come una sfida complessa, con un po’ di cuore e determinazione, diventa progetto concreto più facilmente del previsto.
- Che con un po’ di immaginazione il pavimento di una sala riunioni può diventare un asse da stiro.
- Che ci piace giocare coi dati, ma giocare davvero!
Sei pronto farlo con noi? Mettici alla prova!
A CURA DI
Hai trovato interessante questo articolo?
Possiamo fare tanto per il tuo business e siamo sempre in cerca di nuove sfide. Mettici alla prova, raccontaci di te e della tua realtà!