Come arrivano gli utenti sul nostro sito? Cosa fanno durante il processo di navigazione? Ci sono diversi aspetti che possiamo valutare anche dopo aver implementato la nostra strategia SEO che ci aiutano a guidarlo verso la conversione.
Nei capitoli precedenti abbiamo parlato del funzionamento dei motori di ricerca su cui si basa il processo di scansione ed indicizzazione da parte dei crawler. Ci siamo anche focalizzati sugli utenti e su come avvengono le ricerche su Google, suddividendo le parole chiave in base agli intenti di ricerca: navigazionali, informative e transazionali.
In questo articolo ci soffermeremo soprattutto sull’intento di ricerca degli utenti e sul processo di navigazione, per capire se un sito risponde effettivamente al loro intento di ricerca.
L’utente parte quindi dalla ricerca con specifiche query e si aspetta dei risultati pertinenti alla sua richiesta: a questo proposito Google ha da poco aggiornato il suo algoritmo chiamato BERT che si basa proprio sulla pertinenza dei risultati di ricerca con le query digitate degli utenti.
BERT: cos’è e come funziona il nuovo algoritmo di Google
BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers) è stato definito da Google stesso come il più grande passo in avanti nella storia della ricerca, rivoluzionando il funzionamento dell’algoritmo che si occupa di fornire risultati pertinenti alle domande degli utenti. La grande novità sta infatti nella maggiore accuratezza nell’interpretazione delle query digitate dagli utenti per fornire un risultato che più si avvicina al loro bisogno di informazione. Attorno a BERT ruota fondamentalmente l’interpretazione del linguaggio naturale che oggi è ancora più precisa grazie ai numerosi test effettuati durante questi anni. Ecco cosa è cambiato con il nuovo algoritmo:
Fondamentalmente cosa ci fornisce l’immagine dei risultati della SERP prima e dopo BERT? La parola “to” presente nella query prima di BERT non veniva interpretata dal motore di ricerca, infatti restituiva un risultato completamente opposto alla richiesta dell’utente, ovvero alla domanda: nel 2019 il viaggiatore brasiliano negli USA ha bisogno del visto? Google restituiva un contenuto che riguardava cittadini statunitensi che viaggiano in Brasile. Oggi, dopo numerosi test e accurati miglioramenti ci troviamo di fronte ad un algoritmo capace di abbracciare esattamente la domanda dell’utente.
Ci sono diversi esempi come questo appena citato che potete trovare nell’articolo del blog ufficiale di Google “Understanding searches better than ever before” .
Il motore di ricerca non si limita quindi a restituire un contenuto che abbia all’interno le parole chiave digitate dall’utente, ma cerca di interpretare il senso delle parole chiave analizzandone il contesto. Sebbene rappresenti una vera e propria rivoluzione nella ricerca, BERT è ancora in fase di test e quindi tenderà a migliorare nel tempo. Ad esempio attualmente non è in grado di interpretare le frasi in forma negativa.
BERT: cosa cambia nelle ottimizzazioni SEO
Non sono ancora state fornite notizie precise né linee guida a cui attenersi rispetto ad eventuali ottimizzazioni SEO specifiche per BERT, tuttavia il messaggio di Google è abbastanza chiaro: scrivere contenuti per gli utenti in maniera naturale. Ce lo dice anche John Mueller con un tweet, che potete leggere in questo articolo: “ Il testo sulla pagina è qualcosa che puoi influenzare. La nostra raccomandazione è essenzialmente quella di scrivere in modo naturale”
I motori di ricerca aggiornano continuamente i loro algoritmi per abbracciare le esigenze degli utenti con lo scopo di fornire risposte piĂą adatte e soddisfacenti. Allo stesso tempo premiano quei siti web che:
- sono facilmente navigabili ed intuitivi
- forniscono informazioni dirette e pertinenti per le ricerche effettuate
- hanno un design professionale e risultano accessibili a tutti i browser moderni
- forniscono contenuti credibili e di alta qualitĂ
Ricordiamoci quindi che fornire informazioni utili agli utenti e cercare di creare un processo di navigazione che miri a farlo interagire con le pagine del nostro sito è l’obiettivo che ci dobbiamo porre. Creare canali di micro conversione, come ad esempio, lo scrolling di una pagina, l’aggiunta alla lista dei desideri di alcuni prodotti o la visualizzazione di un video, può aiutarci a clusterizzare gli utenti in base ai loro desideri. La bella notizia è che puoi tracciare questo processo e creare diversi funnel di macro conversione che ti permetteranno di fare scelte intelligenti e misurabili.
Analisi degli utenti nel percorso di navigazione
Può succedere che la maggior parte degli utenti che arriva sul nostro sito dal canale organico, non converta. In questo caso diventa necessario analizzare quegli utenti che si fermano nel processo di conversione e quindi domandarsi:
- con quali keyword gli utenti trovano il mio brand?
- il mio contenuto risponde esattamente all’intento di ricerca?
Grazie ai dati della Search Console, nel rapporto query puoi intercettare le parole chiave con cui si posiziona il tuo sito o una determinata pagina: se troverai query non strettamente correlate al tuo servizio/prodotto allora avrai già in parte la risposta al perché i tuoi utenti non convertono.
Anche Google Analytics fornisce insights veramente utili in questa fase di analisi: grazie alla panoramica che mostra il processo di navigazione possiamo intercettare in quale parte del funnel l’utente decide di abbandonare il sito. Inoltre anche l’attivazione del monitoraggio della ricerca interna, può essere utile a capire se ci sono determinati prodotti non visibili tra le voci di menu ma che sono molto cercati.
CRO e SEO: il combo perfetto per aumentare il Conversion Rate
Mentre l’analisi SEO si occupa di fornire un insieme di dati che riguardano le azioni degli utenti durante la navigazione, l’analisi CRO (Conversion Rate Optimization), ovvero l’attività che permette di aumentare la percentuale di conversioni degli utenti parte dallo studio del comportamento di questi e ne analizza qualsiasi aspetto considerando:
- tipologia di utente
- comportamento durante la navigazione (es: in quali pagine rimane di piĂą)
- azioni o non azioni durante la navigazione (es: abbandono del carrello, nessuna richiesta di contatto)
Queste sono solo le basi che permettono di fornire una panoramica su quali possono essere le possibili cause di mancata conversione. A seguito di questi dati, si procederà poi con diversi A/B test sul sito che permettono di capire come cambia l’interfaccia dell’utente quando viene definita una nuova architettura informativa o un un nuovo layout delle pagine.
Continua ad approfondire
Hai trovato interessante questa guida?
Possiamo fare tanto per aumentare la visibilitĂ del tuo sito. Mettici alla prova, raccontaci di te e della tua realtĂ !